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26 giugno 2012

Le imprese italiane che non sono Fiat A2A o Maccaferri


Roma - La vicenda della Dalmatinka dei F.lli Ladini ha messo senz'altro in evidenza le grandi lacune del Sistema-Italia, che si è rivelato incapace di gestire e di reagire ad un caso di abusi da parte delle autorità del Governo che ospita gli investimenti italiani. Nel caso particolare della Croazia, nonostante l'esistenza di una convenzione bilaterale per la tutela e la protezione degli investimenti, un'impresa italiana è stata ingiustamente multata ed espropriata dallo Stato croato, nonchè portata al fallimento, senza alcun intervento da parte delle autorità italiane, in un clima mediatico aggressivo e ostile. Nel corso di questi anni di calvario, tuttavia, fatti e documenti hanno dimostrato le responsabilità della Croazia. Responsabilità che sono state riconosciute e confermate dalle autorità amministrative croate, sia in sede processuale che nel corso degli innumerevoli incontri con funzionari e sindacati per spuntare una soluzione sul caso. La stessa Ambasciata italiana di Zagabria, nella perizia commissionata ad uno studio legale indipendente, ha certificato che la Croazia ha violato la Convenzione italo-croata. "Si è arrivati alla conclusione che nel caso esaminato la Repubblica di Croazia non si è attenuta ai presupposti previsti dall'Accordo tra i Governi Italia-Croazia, specialmente per il fatto che non ha creato né mantenuto, nel proprio territorio, un quadro giuridico atto a garantire agli investitori la continuità del trattamento giuridico, ivi compreso l'assolvimento, in buona fede, di tutti gli impegni assunti nei confronti di ciascun singolo investitore”, precisa la perizia. E' lecito quindi chiedersi perchè l'ambasciata non sia intervenuta tempestivamente, e perchè lo Stato italiano non ha sbattuto i pugni sul tavolo quando era il momento, per riportare subito il caso nei termini della legalità. Ci chiediamo se le autorità italiane abbiano preferito soprassedere per poter trattare in diversi tavoli di negoziati altri affari, oppure se non siano state proprio in grado di affrontare la situazione.
Proprio per far luce sulle circostanze che hanno portato alla disastrosa perdita dell'investimento dei F.lli Ladini, l'Osservatorio Italiano ha deciso di porre delle domande al Ministero degli Esteri, in merito all'applicazione della suddetta convenzione, sia in termini di responsabilità per la degenerazione della situazione, sia in termini di obblighi dello Stato italiano di sostenere un processo arbitrale o giudiziario. Alle domande rivolte all'Ufficio dell'Unità Balcani presso il Ministero degli Esteri, risponde la Farnesina con un secco rifiuto a commentare il contenzioso in oggetto, visto che “l’Ambasciata di Zagabria segue da vicino la vicenda”.

Domande dell'Osservatorio Italiano all'Ufficio Unità Balcani presso il Ministero degli Esteri  
1. Esiste ed è ancora valida la Convenzione Bilaterale Italia-Croazia sulla Protezione e Tutela degli Investimenti, sottoscritta dai due Governi il 5.11.1996? Inoltre, questo Ministero ha utilizzato la suddetta Convenzione per risolvere altre controversie sugli investimenti italiani?
2. Le autorità italiane possono confermare che la Convenzione vieta la doppia imposizione fiscale sugli investimenti, nonchè forme di boicottaggio e impedimenti di ogni genere sulla disponibilità e utilizzo dei fabbricati regolarmente acquistati??
3. L'Ambasciata italiana a Zagabria è stata regolarmente informata (nel periodo 2004-2005) degli atti del Ministero delle Finanze croato con cui viene fatta richiesta di pagare le tasse sui capitali investiti (capitali già tassati in Italia) perchè considerati come utili straordinari? Perchè l'Ambasciata italiana non è subito intervenuta per chiarire la richiesta di doppia tassazione, citando quindi la suddetta Convenzione?
4. Perchè nei business forum e meeting viene promossa la Convenzione bilaterale come garanzia degli investimenti italiani in Croazia, quando poi non è stata utilizzata per tutelare gli interessi di un'impresa italiana, come quella dei F.lli Ladini?
5. Può essere confermata la dichiarazione del Ministero degli Esteri secondo la quale i mezzi per ricorrere in giustizia ai fini della difesa dei diritti delle imprese vengono messi a disposizione dallo Stato italiano solo "in caso di violazioni ripetute della Convenzione"?
6. Perchè le autorità italiane non hanno mai preso in considerazione la possibilità che vi siano state ripetute violazioni della Convenzione, ma la debolezza delle imprese italiane, ormai in fallimento, è stata tale da impedire loro di accedere alle vie legali sino a ricorrere al supporto dello Stato?
Risposta del Servizio Stampa del Ministero degli Esteri  
Spett. Redazione Osservatorio Italiano,
Scrivo dal Servizio Stampa del Ministero degli Esteri in merito alla controversia della ditta “Dalmatinka Nova”, della quale ci ha informato la nostra Unità Balcani. Come noto, la nostra Ambasciata a Zagabria segue da vicino la vicenda e ha già fornito agli interessati tutti gli elementi del caso. Per quanto concerne questo Servizio Stampa, pertanto, non si ritiene al momento di dover aggiungere alcun commento sul contenzioso in oggetto.
Cordialmente.

Marco Alberti
Capo Ufficio I
Servizio per la Stampa e la
Comunicazione Istituzionale
Ministero degli Affari Esteri

Tuttavia, non rispondere e non prendere una posizione sulla sorte di imprese italiane che hanno investito all'estero e non si chiamino "Fiat, Maccaferri o A2A", è un crimine. Rimanere a guardare e voltare la testa dinanzi ad un saccheggio di un'azienda italiana è un crimine”. Queste sono le parole che ho rivolto al Capo Ufficio del Servizio per la Stampa del Ministero degli Esteri Marco Alberti, il quale di contro ha interpretato tale frase come 'un oltraggio personale e all'istituzione che rappresenta', avvertendo così che "avrebbe preso dei provvedimenti". Inoltre, al mio avvertimento che avrei pubblicato la risposta del Ministero, ha affermato che “questa è una lettera riservata”. Da parte mia, ritengo che tale corrispondenza non possa essere ritenuta 'riservata', avendo ad oggetto un ‘rifiuto a rispondere’ a lecite domande formulate da un giornalista per informare i cittadini e le imprese. Per tale motivo mi aspetto anche una reazione da parte della Farnesina, alla quale sono pronto a rispondere con cognizione di causa. Le mie argomentazioni sono infatti basate su fatti e documenti, tra cui anche la perizia dell’ambasciata italiana, e come si evince dalle mie domande, si chiede che venga chiarita proprio la posizione della sede diplomatica di Zagabria. Quest’ultima nella sua ultima comunicazione (con posta ordinaria) nega di fornire un supporto finanziario per affrontare le spese di arbitraggio, nonostante la convenzione stabilisca lo stato “assicurerà i mezzi effettivi per far valere diritti relativi agli investimenti”. Chiedo quindi di definire “mezzi effettivi” e di chiarire perché il Ministero degli Esteri nega di fornire tale supporto, nonostante abbia delle evidenti responsabilità, per non aver difeso opportunamente un’impresa italiana protetta da accordi bilaterali.

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15 giugno 2012

Da Cipro i primi attacchi alla Siria?

La guerra in Siria potrebbe essere molto vicina. E' attualmente in corso l'operazione semi-clandestina delle forze alleate, dal nome in codice L*****d, che porterà sul territorio siriano i primi contingenti di uomini e mezzi di sostegno alla rivolta sovversiva del potere di Assad. La Francia coordinerà le azioni di aiuto da Cipro, da cui partiranno i convogli  di mercenari e di armi. Segretamente, passa alla fase esecutiva l'azione di aggressione della Siria, già cominciata lo scorso anno con l'infiltrazione tra i manifestanti di guerriglieri e terroristi. Una strategia militare che è stata ben collaudata con le rivolte del Nord Africa, sapientemente coperta dalla disinformazione su scala internazionali da CNN, BBC e Al Jazeera. Come per la Libia, la debolezza dell'Italia sarà quindi fatale e fondamentale per garantire il successo di questa nuova guerra. Ministro Terzi, non è anche questo un crimine?
'Fuori le corporation dallo Stato'

Il video mostra come i guerriglieri armati si
nascondono tra i manifestanti, per provocare 
così la reazione delle forze regolari siriane.


Una nuova guerra per il Presidente venuto dal web

Barack Obama era stato mostrato come un trofeo, come il Presidente della democrazia diretta, partecipata, insomma “il nuovo”. Eppure, il suo insediamento ha dato inizio ad un nuovo ciclo di guerre ed instabilità nel mondo, dalle primavere arabe sino all'eccidio della Libia, mentre oggi si prepara a colpire la Siria.
Circa sei mila mercenari della Blackwater stanno preparando un attacco sul territorio siriano, dando inizio alla prima guerra privata delle Corporation sulla via di Damasco. E’ così partito il reclutamento nei più bassi sottofondi dei ‘cani da guerra’: sono accettati debosciati, cocainomani, debitori di gioco, detenuti del braccio della morte, violentatori e assassini.
Intanto, la macchina della propaganda è già stata azionata, su regia di Al Jazeera, per creare la finzione mediatica necessaria per ottenere il benestare formale delle Nazioni Unite. Molti i video falsi, e quei pochi veri che sono in giro sono stati fatti dai carnefici.  

Un dei casi più evidenti sono i cosiddetti elicotteri venduti ad Assad dal Governo di Mosca, per i quali è stata presentata come prova un filmato di You Tube. Effettivamente quell’aereo esiste, ma in realtà è un cimelio da museo, fermo in esposizione da 20 anni. Queste, quindi, le famose informazioni del Dipartimento di Stato Americano, declamate in diretta internazionale da Hillary Clinton come testimonianze del “regime di Assad”. Lo stesso regime che, guidato da Afez Al Assad, fu consacrato da Richard Nixon.   Oggi l’America è pronta a negare quel patto, e ad inviare 6000 mercenari pronti a saccheggiare un popolo sovrano. Questo ed altro ancora è il presidente venuto dalla democrazia dal basso: non ha chiesto un esercito, ma una banda di mercenari, facendo ben peggio di Osama Bin Laden. Un crimine di cui, ancora una volta, anche l’Italia si fa complice, con la magistrale ‘opera diplomatica’ del nostro Ministro Terzi di Santagata, che ha appoggiato questa messa in scena, anch’egli ormai servo delle Corporation.
Dinanzi a questo scempio, un solo appello: “Fuori le Corporation dallo Stato”.  



Confrontare le immagini del video con le foto

dell'elicottero custodito in un museo militare


11 giugno 2012

Caso Dalmatinka: Lettera all'ambasciata italiana di Zagabria


Roma - Riceviamo a pubblichiamo la lettera della dirigenza de La Distributrice dei Fratelli Ladini rivolta all'ambasciatore italiano in Croazia, Emanuela D’Alessandro, il relazione alla risoluzione della controversia con lo Stato croato sulla Dalmatinka Nova.


Gentile Ambasciatrice,
abbiamo ricevuto, per posta normale lo scorso 6 giugno, la Vs. lettera dd. 24 maggio relativa al contenzioso che ci vede coinvolti con lo Stato Croato in merito all’espropriazione illegale del ns. investimento a Sinj. Respingiamo con forza e decisione - e non accettiamo - le assurde manfrine circa la non partecipazione del Ministero degli Esteri alle spese dell’arbitraggio internazionale al quale adiremo per essere risarciti dalla truffa subita in Croazia.
L’adire all’arbitraggio internazionale è previsto dalla Convenzione italo-croata del 5/11/1996 ratificata dai Parlamenti dei due Paesi, ed a tutt’oggi pienamente valida, che non può in nessun caso – nemmeno dall’Ambasciata – essere dileggiata e trattata come soap opera!


Nella Convenzione (Protocollo – Disposizioni Generali – Punto 2 – capitolo d) è specificato che in presenza di violazioni delle norme di tutela degli investimenti “ciascuna Parte Contraente (Stato Italiano – Stato Croato) assicurerà i mezzi effettivi per avanzare reclami e far valere diritti relativi agli investimenti, relative autorizzazioni ed accordi di investimento”. I mezzi effettivi indicati, ovviamente, intendono la partecipazione alle spese legali – e non potrebbero essere altro – unico mezzo giuridico consentito alla parte lesa per ottenere la soddisfazione sulle ingiustizie subite.
Ribadiamo che dopo 10 anni di peripezie ed illegalità di ogni genere che ci hanno prodotto danni per decine di milioni di euro, il tutto comprovato da chilogrammi e chilogrammi di documenti (Sentenze Tribunali e Procure croate, Perizie Giudiziarie, Pareri Legali ecc.) - documenti che sempre Vi sono stati notificati – non siamo più disposti a tollerare lo scaricabarile o atteggiamenti tipici del “non vedo, non sento, non parlo”!!!
L’Ambasciata ha anche come principale dovere l’assistenza e l’intervento di supporto ai suoi cittadini – nelle sedi Istituzionali competenti - nei casi di comprovata illegalità come l’espropriazione da noi subita. A maggior ragione tali interventi sarebbero dovuti essere messi in atto anche a seguito della perizia da Voi richiesta autonomamente al Vs. legale (Studio Avv. Anita Prelec del 1.07.2010) che palesemente conferma le ns. piene ragioni ed elenca le numerose violazioni della Convenzione da parte dello Stato Croato.
L’Ambasciata, forte di 25-26 dipendenti stipendiati dal popolo italiano, nulla ha fatto in tutti questi anni per risolvere il ns. problema!!!
Le poche, scarne, timorose e riverenti letterine ai governanti croati hanno ringalluzzito ancor di più le loro istituzioni nel continuare le nefandezze contro di noi. Le scuse da Voi addotte di non ricevere - il più delle volte – nemmeno le risposte alle istanze fatte ai croati – vedi conferma inevasa del Min. Obradovic nell’incontro dello scorso 5 aprile - ci amareggiano ed offendono l’intelligenza non solo nostra, ma di tutti gli italiani.
Visto che nessuna protesta seria sin’ora è stata fatta sul nostro caso, Vi richiediamo gentilmente di indire una conferenza stampa nei Vs. uffici - alla quale parteciperemo - onde chiarire e pubblicizzare definitivamente il ns. problema.

Da ultimo Vi preghiamo che nei prossimi incontri che andrete ad organizzare con gli imprenditori italiani di non falsificare la realtà e di ben precisare i rischi e le difficoltà che potrebbero incontrare nell’operare in quel paese. Per evitare possibili incomprensioni future, ed arrabbiature non necessarie, siamo almeno a pregarVi di far annullare le Convenzioni bilaterali a suo tempo sottoscritte e da Voi ben poco considerate.

Gianfranco Ladini

06 giugno 2012

Una primavera balcanica?


Roma - E’ attualmente in atto una regia ad ampio raggio che sta consegnando i Balcani alla mafia, dietro il benestare della comunità internazionale che, dopo il fallimento della strategia di stabilizzazione della regione, ha deciso di scaricare la zavorra della conservazione dell’equilibrio interno alla criminalità organizzata e alle lobbies degli speculatori. I paesi balcanici rimasti fuori dall’Unione Europea sono entrati in una fase post-transizione, che li lascerà nel limbo per molti anni, fino a quando non vi sarà una reale ripresa dell’Europa. In questo periodo, in Stati come questi può accadere di tutto, dal ritorno al nazionalismo sino al più selvaggio liberismo di autodistruzione delle risorse interne. Piccoli gruppuscoli e associazioni non governative stanno orchestrando continue provocazioni, utilizzando i fondi UE e USAID per la ricostruzione e lo sviluppo per fomentare proteste e nuclei di contestazione contro i politici locali o concorrenti scomodi.

Il mercato non lo fa più l’economia, ma le manifestazioni degli indignati e degli anonymous, mentre gradualmente viene dispiegata la lotta armata mascherata da fantomatici anarchici o folli gesti isolati. Non esiste più logica o strategia, ma guerra fratricida pianificata nei più segreti meandri delle intelligence ostili, per difendere percorsi di gasdotti e tagliare rapporti informali non previsti dai patti atlantici. Vogliono una primavera araba alle porte dell’UE, cercano in tutti i modi di capovolgere gli attuali governi, utilizzando ogni sorta di strumento propagandistico e dimostrativo. Le varie ONG della corruzione sono sostenute dalle lobbies che sfornano reportage esclusivi vecchi di anni, indagini esplosive che sono frutto della rielaborazione dell’informazione trasmessa dai media locali in tutti questi anni e rimasti inascoltati. E’ un crimine quello di non aver voluto vedere? Una forma di democrazia strana, un concetto relativo che gli ambasciatori hanno usato per vendere dei prodotti come semplici agenti di commercio. Nel frattempo hanno dimenticato il loro vero ruolo di consulente e assistente dell’internazionalizzazione sostenibile.

Esemplare il caso della A2A, che solo oggi chiede al Governo montenegrino di pubblicare il contratto di privatizzazione della EPCG, ma doveva farlo tanto tempo fa. Adesso è troppo tardi, per il semplice fatto che chi doveva salvaguardare gli interessi nazionali era occupato, oppure ha avuto la presunzione di capire i Balcani, ma puntualmente non ne ha indovinata una. Qualcuno caparbiamente dice ancora “Viva l’Italia”, oltre confine si difendono delle convinzioni di irriducibilità, ma quando ai nostri grandi patrioti verranno ridotti gli stipendi, vedremo se restano al loro posto, o corrono subito dall’avvocato. Purtroppo quando si è in guerra, caro Ministro Terzi, non si fanno comunicati o si mostra ottimismo: i problemi si possono risolvere, ma possono anche aggravarsi. Un Sistema-Italia che nei fatti non esiste, e che non protegge le nostre aziende all’estero, ha la miopia e la presunzione di capire. Di fatto, si negano anche le tragedie economiche, mentre stranamente si accreditano quelle di altri Paesi così lontani da noi, come la Siria. E’ uno strano Paese il nostro, e ha l’unico fato di essere succube, schiavo e servo.